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La Malanotte

Romanzo

9788899716110

Colonnese

Anno di Stampa 2016

200

Questo romanzo è uno di quei "frutti solitari" che ogni tanto spuntano nel grande giardino della tradizione letteraria italiana. Un libro potente, scritto in un lingua viva, parlata e pensata, che inaugura la nuova collana di narratori contemporanei Colonnese. Quando Matteo Ricci mette piede a Napoli, pensa che sarà la solita ispezione ministeriale, e non può nemmeno lontanamente immaginare in che razza di storia si sta per infilare. Spossato, turbato da lettere anonime - ma ancora di più dalla bella Serena - gli accadrà di ritrovarsi puntualmente per strada nel cuore della notte, ogni notte. Attraverserà così la città, sfiorando un lungo carosello di storie e di vite che tutte, in qualche modo, andranno a incrociarsi e sovrapporsi alla sua: lo sciaffèr triste Peppe Lamorte che lo guida per le vie della città, il Guaglione che segue i suoi passi ogni notte, le canzoni di Gianni Felice, il giudice Ernesto Solitario, Don Mario Capone, Gennarone il Puzzulano, i giovinastri con la rosa tatuata, e tanti altri ancora. Una folla di attori e di comparse inscritte nel grande e dolente disegno di una città senza storia, che sarà clamorosamente sconvolta, come la vita del povero Matteo Ricci.

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  • «La città immobile, in cui “la meridiana ha smesso di contare sul muro le ore di un tempo inutile”, una Napoli misteriosa e oscura, impossibile da conoscere» (Marco Damilano, "L’Espresso").

    «Napoli è una babele di lingue, odori, ritmo che ha una naturalezza infernale, e il palazzo comunale è un labirinto kafkiano» (Pier Luigi Razzano, "La Repubblica").

    «Un libro mosso da un’unica, potente ossessione: quella per Napoli, che lo abita in tutta la sua sontuosa, ctònia e notturna decadenza» (Francesco Durante, "Il Mattino").

    «Non è la solita città stracciona quella che Pesce racconta con sapienza e con una scrittura assai matura. Ma piuttosto una metropoli a tratti calviniana» (Mirella Armiero, "Corriere del Mezzogiorno").

    «La Napoli di Malanotte, insomma, non è altro che l’Italia colta nella fase del suo più acuto disfacimento morale» (Antonio Grieco, "Napoli Monitor").

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